Come si esce dalla crisi

Politiche da attuare in Italia e Europa

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  1. [Black_Dragon]
     
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    Dopo il caso Grecia penso sempre più spesso all'Italia spazio alle teorie per come uscire da questa benedetta crisi.

    1. Userei una poletica Keynesiana investirei in opere pubbliche e spesa pubblica e aumenterei occupazione nel breve lungo periodo.

    2. Visto che buona parte amministrazione pubbliche sono privatizzate si usano le graduatoria del centro impiego e basta concorsi farlocchi.

    3. Continuare con i corsi gratuiti delle regioni per le formazioni tecniche professionali richieste dal mercato del lavoro.

    4. Abolire formazioni scolastiche e universitarie che non garantiscono impiego perchè il mercato del lavoro è saturo in quel settore.

    5. Incentivare il turismo per Italia e il lavoro ad esso associato investendo su terziario non saturo.

    6. Investire sul primario o secondario settore specialmente al sud per dare più occupazione.

    7. Bloccare il flusso migratorio e consentire la libera circolazione ue come da accordi e fermare la guerra con onu e investire nei paesi colpiti.

    8. Aumentare la severità delle pene e farla scontare nei paesi di origine per i cittadini non italiani e rendere cittadinanza italiana più difficile.

    9. Investire nei paesi del terzo mondo e vietare che le grandi società esternallizzino estero restando nel paese di origine e dare sgravi fiscali.

    10. Reinserimento dell'articolo 18 tutela del lavoratore usare il sistema svedese part time che permette stipendio dignitoso e più turnazioni.
     
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  2. Kodoku
     
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    In linea di massima mi sembrano tutti punti condivisibili, forse a parte un paio. Sicuramente sul primo punto sono d'accordo, d'altra parte il New Deal ha già risolto una crisi economica pesantissima; l'unico problema è che l'economia contemporanea non è l'economia moderna; oggi siamo inseriti (ahimè) in un processo di finanziarizzazione dell'economia, che crea denaro inesistente e pone delle scommesse alla base delle attività; la crisi attuale è inevitabilmente figlia di questo sistema, quindi non si può nemmeno avere la certezza che operare al di fuori di esso possa garantire dei risultati, ma io credo che un maggior controllo statale ci vorrebbe. La sfera economica è divenuta troppo importante, si è staccata da tutto il resto e detta leggi sue proprie, e questa cosa non la vedo di buon occhio, perchè ci rende soggetti ad agenzie di rating e a fenomeni che non siamo nemmeno in grado di comprendere appieno senza una laurea in economia.
    Comunque aggiungerei un inasprimento della lotta alla criminalità organizzata, la cui presenza rende anche difficile, se non impossibile, utilizzare al meglio eventuali finanziamenti.
    Per quanto riguarda "fermare la guerra", eh... quello andrebbe fatto a prescindere dalla crisi, ma è più facile a dirsi che a farsi.
     
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  3. [Black_Dragon]
     
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    Un fenomeno per arginare la disoccupazione la scrissi nella mia tesi economica del lavoratore part time che è lo stesso modello che usano in europa con successo mettere tutti lavoratori part time e garantire un ciclo economico stabile avendo un trend di salario e tempo libero invidiabile, la politica keynesiana a lungo termine dovrebbe lasciare spazio alla monetarista che però protratta nel tempo ci riporterebbe al punto di partenza, lo sò non è facile da risolvere la crisi economica europea, forse proprio l'euro è stato un sbaglio, uniformarsi al sistema americano, noi europeei abbiamo politiche troppo diversi e l'italia non può come la grecia essere la colonia di francia germania e spagna per questo non funziona a mio parere e non mi stupisco la nascita di questi movimenti radicali come in grecia il nazismo è figlio della crisi del 29 e gli ebrei detenevano capitale e banche non bisogna fare due più due per capire come andò a finire scusate la parentesi ma la storia si potrebbe ripetere.
     
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  4. Fra_Monochrome
     
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    Allora, il linea di massima posso essere d'accordo su tutti i punti da voi elencati. Però, più che pensare a come uscire dalla crisi ed alle riforme da attuare, bisognerebbe riformare il sistema finanziaro(un sistema, come detto da Kodoku, che crea denaro dal nulla e che rappresenta la più grande truffa della storia). L'unione europea dovrebbe essere solo un sistema per facilitare lo scambio commerciale tra gli stati membri e non un organo di controllo politico-economico. Alla fine le riforme messe in atto dal "governo" servono solo a favorire la politica comunitaria(bancaria) a discapito di quella nazionale.
    La parola d'ordine è diventata flessibilità(e quindi di riflesso anche la specializzazione settoriale viene meno), il posto fisso non esiste più(portando i più a vivere una situazione di ansia perenne), i diritti dei lavoratori vengono meno. Ora, non sono un economista, ma credo che la situazione stia andando in malora.
    Secondo me, oltre a ridare la sovranità monetaria agli stati nazione, bisognerebbe frenare la politica capitalistica, dando maggiore importanza alle imprese medio-piccole. In quest'ottica l'input statale, definito non solo come aiuto economico, ma anche come una sorta di analista(non so se ho detto bene) della domanda e dell'offerta diventa fondamentale. Diventa importante anche limitare la continua espansione delle multinazionali. Non so, si potrebbe definire un "tetto massimo di espansione" e dividere i profitti tra i lavoratori(che sono sottopagati nei paesi del terzo mondo) invece di continuare ad investire. E che si fottano quelli che non possono avere abbastanza i phone, coca cola, l'ultimo modello della nike ecc...
    Basterebbe riportare al centro i singoli Stati, che in teoria dovrebbero rappresentare la collettività, piuttosto che la finanza e l'economia, che rappresentano un elitè ristretta. Ma, come diceva Marx, ritengo che la struttura politica sia solo un mezzo per il mantenimento dello status quo esistente, che favorisce l'economia e la finanza a discapito del benessere delle persone. Quindi gira e rigira, se aspettiamo che cambino le cose quelli che stanno in alto stiamo freschi.
     
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  5. [Black_Dragon]
     
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    il problema è che con questi super stipendi e pensioni d'oro la casta si alimenterà per l'eternità, solo i ricchi possono pagarsi le campagne elettorali per racimolare voti e vincere le elezioni e poi vanno a dire che la crisi era colpa delle pensioni di poveracci che dopo venti anni di lavoro non arrivano a prendere neanche cinquecento euro, ma che vadano a vergognarsi e si stessero zitti, in questo caso non ci uniformiamo all'europa e nessun italiano scende in piazza per lamentarsi.


    ABOLIRE LA CASTA


    I privilegi dei politici italiani sono superiori a quelli degli altri paesi

    I costi della politica sono sempre più insopportabili per la maggioranza dei cittadini. Le economie occidentali sono in grande difficoltà, la disoccupazione altissima e i bilanci pubblici in una situazione di estrema sofferenza. L’ansia della popolazione per il peggioramento delle proprie condizioni di vita trova un facile obiettivo, le laute retribuzioni di chi governa e porta a casa risultati scadenti. L’Italia è la patria dei privilegi dei politici, ma nelle altre grandi Nazioni europei i parlamentari non se la passano certo in modo malvagio.

    ITALIA, REGNO DELLA CASTA – In Italia i parlamentari eletti sono 945, suddivisi in 630 deputati e 315 senatori. Ogni parlamentare rappresenta circa 64 mila concittadini, un rapporto abbastanza basso se confrontato con la media europea, e che non ha paragoni con gli Stati Uniti, dove un membro del Congresso, Camera dei Rappresentati o Senato, rappresenta circa 600 mila abitanti. A livello regionale in realtà le cose vanno anche peggio. I consiglieri regionali non guadagnano come i parlamentari, però la loro remunerazione non è molto lontana da quella dei loro colleghi politici di professione. Se in Lombardia un consigliere regionale rappresenta circa 80 mila abitanti, in Molise si arriva ad un consigliere per poco più di 10 mila abitanti, un rapporto che non esiste neanche in molti consigli provinciali. Il guadagno medio di un parlamentare italiano è assai elevato. Alla Camera si parla di circa 15 mila euro mensili, lorde, mentre al Senato la cifra sfiora i 17 mila. La legge che stabilisce le indennità dei parlamentari è la numero 1261 del 1965, normativa mai cambiata se non per ritoccare, sempre verso l’alto, le retribuzioni degli eletti nelle camere legislative del nostro Paese. Ecco quanto prende un deputato.

    A queste voci si sommano altri benefici, a partire dalle spese per i collaboratori, trattamenti pensionistici di gran lusso, e rimborsi molto generosi per le spese di viaggio. Insomma, entrare alla Camera è un affare, come dimostra uno studio del 2008, che rilevava come la gran parte dei deputati ricevesse un aumento del reddito pari al 77% nel momento dello sbarco a Montecitorio.I colleghi del Senato se la passano ancora meglio, grazie ad alcuni voci di rimborso più ricche rispetto ai deputati. La struttura dei compensi è la medesima, divisa in varie voci che permettono di gonfiare fino a 17 mila euro mensili le retribuzioni. I loro colleghi nei consigli regionali ricevono anch’essi compensi molto generosi.





    Riporto da L'Espresso

    'Noi, onorevoli e nullafacenti'

    Un parlamentare accompagna L'Espresso nei privilegi di Montecitorio. Ecco la prima puntata del suo racconto: dove ci spiega che si lavora pochissimo, si comprano auto scontate e per viaggiare si sceglie sempre Alitalia, che è la più cara, tanto paga lo Stato e così si accumulano punti per portare la famiglia in vacanza.


    Carlo Monai è l'unico, dopo sette tentativi andati a vuoto, che ha accettato di raccontare a "l'Espresso" com'è cambiata la sua vita da quando è entrato nella casta. E' un avvocato di Cividale del Friuli, ex consigliere regionale e oggi deputato dell'Idv al primo mandato parlamentare. Uno dei peones, a tutti gli effetti.

    Uno coraggioso, direbbe qualcuno, visto che ha deciso di metterci la faccia e guidarci come novello Virgilio nella bolgia di indennità, vitalizi, doppi incarichi, regali, sconti e privilegi in cui sguazzano politici di ogni risma. Un paradiso per pochi, un inferno per le tasche dei contribuenti italiani, stressati da quattro anni di crisi economica e da una Finanziaria lacrime e sangue che chiederà ulteriori sacrifici. «Per tutti, ma non per noi», chiarisce Monai. «I costi della politica sono stati ridotti di pochissimo, e alcuni sprechi sono immorali. Non possiamo chiedere rinunce agli elettori se per primi non tagliamo franchigie e sperperi».

    L'incontro è al bar La Caffettiera, martedì mattina, davanti a Montecitorio. Difficile ottenere un appuntamento di lunedì. «Noi siamo a Roma da martedì al giovedì sera», spiega. «Ma in questa legislatura pare che stiamo facendo peggio che mai: spesso lavoriamo due giorni a settimana, e il mercoledì già torniamo a casa. Nel 2010 e nel 2011 l'aula non è mai stata convocata di venerdì. Le sembra possibile?».

    Anche in commissione l'assenteismo è da record. «Su una quarantina di membri, se ce ne sono una decina presenti è grasso che cola. Io credo che lo stipendio che prendiamo sia giusto, ma a condizione che l'impegno sia reale. Se il mio studio fosse aperto quanto la Camera, avrei davvero pochi clienti».

    La busta paga di Monai è identica a quella dei suoi colleghi: l'indennità netta è di 5.486,58 euro, a cui bisogna aggiungere una diaria di 3.503,11 euro. Per ogni giorno di assenza la voce viene decurtata di 206 euro, ma solo per le sedute in cui si svolgono le votazioni. E se quel giorno hai proprio altro da fare, poco male: basta essere presenti anche a una votazione su tre, e il gettone di presenza è assicurato ugualmente. Lo stipendio è arricchito con il rimborso spese forfettario per garantire il rapporto tra l'eletto e il suo collegio (3.690 euro al mese), e gli emolumenti che coprono le uscite per trasporti, spese di viaggio e telefoni (altri 1.500 all'incirca). In tutto, oltre 14 mila euro al mese netti. Ai quali molti suoi colleghi con galloni possono aggiungere altre indennità di carica.

    Monai inizia il suo viaggio. «Non bisogna essere demagogici. Parliamo solo di fatti. Partiamo dagli assistenti parlamentari: molti non li hanno. Visto che le spese non vanno documentate, preferiscono intascarsi altri 3.690 euro destinati ai portaborse e fare tutto da soli. Altri colleghi per risparmiare si mettono insieme e ne pagano uno che fa il triplo lavoro».

    Ecco così svelata la sproporzione tra il numero dei deputati (630) e i contratti in corso per i segretari (230). «Non c'è più tanto nero come qualche anno fa. Anche un altro mito va sfatato: la Camera non ci regala cellulari, come molti credono, ma ogni deputato può avere altri 3.098 euro l'anno per pagare le telefonate. La Telecom ci offre poi dei contratti, chiamati "Tim Top Business Class", destinati a deputati e senatori. Per i computer? Abbiamo un plafond di altri 1.500 euro». Anche quand'era in consiglio regionale del Friuli le telefonate non erano un problema: «La Regione copriva tutto. Se non ti fai scrupoli puoi spendere quanto vuoi. Lo sa che lì c'è pure un indennizzo forfettario per l'utilizzo della propria macchina? Per chi vive fuori Trieste, 1.800 euro in più al mese. Tutti prendevano il treno regionale, e si intascavano la differenza». Portandosi a casa solo grazie a questa voce lo stipendio di un operaio specializzato.

    Già. I trasporti gratis sono un must dei politici. Monai elenca i vantaggi di cui può usufruire. «Il precario che su Internet ha svelato gli sconti che ci fa la Peugeot s'è dimenticato che anche altre case offrono benefit simili: ho ricevuto offerte dalla Fiat, dalla Mercedes, dalla Renault. Dal 10 al 25 per cento in meno. Credo che lo facciano per una questione di marketing».




     
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  6. [Black_Dragon]
     
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    Bisogna tornare al nazionalismo e allo stato proprietario delle grandi imprese e smetterla con questa balla dell'europa per battere usa (paese nato da flussi migratori visto che aveva estinto le popolazioni autoctone) e asia cina e giappone (specie le prime due sfruttano donne e bambini sottopagati) e continuare a far impoverire e sfruttare africa distrutta prima di tutto dall'inghilterra, germania e francia.




    Dati storici sulla vera immigrazione italiana

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  7. [Black_Dragon]
     
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    Ultimamente non mi stupisco se certi partiti nazionalisti salgono e gli altri scendono e ricordiamoci che Europa in Africa ha fatto danni partendo dall' Inghilterra alla Francia alla Germania alla Spagna per poi finire all'Italia e ora Europa da soli i soldi e non fornisce alternative valide e mi pare ridicolo che il mondo non riesce a fermare quattro esaltati ergo vogliono tutti la guerra per lucrarci ancora un pochino però questa invasione genera xenofobia specie verso gli stranieri specialmente rom e i gitani e non ci lamentiamo se poi Salvini prende i voti.
     
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  8. [Black_Dragon]
     
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    Smettiamola di far morire tutta questa gente con la speranza della terra promessa ed impegnamoci a ridare Africa agli africani!!!!!!
     
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7 replies since 23/2/2015, 11:51   101 views
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